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I MISTERI DELLA GIUNGLA NERA

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Salgari, Emilio 22 occorrenze

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mezzo? - Lascia fare a me e prima di mezzanotte sarai libero. - E fuggiremo assieme. - No, io rimango qui. Ho un'altra missione da compiere. - Una

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, - disse Tremal-Naik, con voce sorda. - Cosa vuoi fare? - Uscire di qui e raggiungere il forte William. - Siamo assediati. - Lo vedo. - E dunque

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, vi lascio libero campo. - Così va bene! - esclamò Aghur. - Lascia fare a noi, e vedrai che prima di mezzodì il colosso sarà morto. Andò a prendere

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ci scorgono daranno l'allarme e ci impediranno di sbarcare. - E come vorresti fare? - Ingannarli. - Come? - Lascia fare a me; passeremo senz'essere

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il petto del cacciatore di serpenti. - Cosa fare? - balbettò egli fuori di sé. - Sì, lo sento, i mostri l'hanno condannata ... non vogliono che ella

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? - Pare di no. - E cosa vieni a fare qui? - A ucciderti. Bhârata, quantunque fosse coraggioso, ebbe paura. - Ah! - esclamò coi denti stretti. - Tu vieni per

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che ella sparse il profumo, - diss'egli.- L'odore che mi sale alle nari me lo dice. Domani saprò dove mi trovo e con chi avrò da fare. Fece sei o sette

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non lasciarli avvicinare. - Lo so, ma vegliamo attentamente. Ci sono nell'aria delle nubi che minacciano tempesta. - Lascia fare a me, Kammamuri. Tu

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fare? - chiese egli, sgomentato. - Suyodhana, - disse la giovanetta con un tono di voce da non lasciare dubbio. - Se tu tocchi un sol capello a

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su se stesso. Persino il cane aveva cessato di fare udire ii suo lamentevole urlo e s'era sdraiato a fianco di Darma. Le note acute del misterioso

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parlare, proviamo il ferro. - Cosa vuoi dire! - Lascia fare a me; parlerà, lo vedrai. Il maharatto passò nella stanza attigua e poco dopo ricomparve

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spedizione prenda il largo. Se giungiamo tardi, perdete Raimangal. - Lascia fare a noi, - rispose colui che pareva fosse il capo di quei thugs. - Arriveremo

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essersi imboscata fra i bambù. Tu sai che quegli animali sono astuti, e che non temono di assalire l'elefante. - In tal caso avrà da fare con Bhagavadi

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forse su di una falsa traccia, erano assai lontani. Il momento non poteva essere più propizio per fare un giro sui talloni e fuggire in direzione della

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grandi e sulla massa ossea delle nari un corno aguzzo e molto lungo. Kammamuri riconobbe subito con che razza di nemico aveva a che fare, e si sentì il

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vicino, ma con loro sorpresa e diciamolo pure, terrore, non era visibile. - Padrone, - mormorò Kammamuri, - abbiamo da fare con qualche spirito

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-mastro la yole fu calata. - Cosa vuoi fare? - chiese dipoi. - Aspettare qui la fregata e poi salire a bordo. - Ed io? - Tu andrai a nasconderti nel canale

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e far saltare amici e nemici. - Quando si farà il colpo? - Questa notte, dopo che avremo dato un buon narcotico al capitano. - Cosa dobbiamo fare

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senza pietà. - Cosa vuoi fare, padrone? - chiese Kammamuri. - Bisogna uscire da qui, - disse Tremal-Naik. - Andremo a cercare una galleria che ci

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sotto gli alberi. - Sì, qui, - rispose Manciadi, con fare misterioso. - Segui questo sentieruzzo che s'addentra nel bosco e giungerai allo stagno, sulle

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fare e corro il pericolo di venire scoperto. Un leggiero strofinìo di bambù scossi, lo inchiodò sul suolo. Si piegò prontamente e si distese in mezzo

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cominciava a fare oscuro e regnava un silenzio funebre che metteva paura. Tutto ad un tratto una nota acuta, quella del ramsinga, rimbombò. Mi guardo d'attorno

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